IL BECCO DI PIOMBO A TESTAGRIGIA
(Lonchura griseicapilla)
Esperienze di allevamento
Testo di Ivo Ginevra
Pubblicato su Italia
Ornitologica n°10 anno 1999
L'amore
fu a prima vista e nacque in una uccelleria fra le tante voliere ammassate
l'una sull'altra. Erano alloggiati in una gabbietta, impauriti ma ben
affiatati ed in salute.
Si trattava di una coppia di Becchi di Piombo a Testagrigia di cattura
e peraltro bellissima. Tornato a casa misi tutto a soqquadro nella ricerca
di notizie sul Testagrigia ed appresi subito che si trattava di una
lonchura africana tipica del Kenya e Tanzania molto affine al Becco
d'Argento tant'è che non di rado si formano in natura gruppi
misti fra le due specie (da "gli Estrildidi" di Lucarini,
De Flavis, De Angelis, edito F.O.I.). Trattandosi di affini al Becco
d'Argento mi convinsi subito che l'impresa di riprodurli non era poi
molto difficile se non fosse altro per la difficoltà di formare
la coppia dato lo scarso dimorfismo sessuale della razza e l'ostacolo
che gli uccelletti erano adulti e di cattura, quindi più difficili
da adattarsi ad una riproduzione in gabbia. Ritornato dal negoziante
per acquistare i Becchi di Piombo a Testagrigia appresi che non erano
in vendita perché piacevano molto alla sua fidanzata e che sicuramente
si trattava di una coppia perché uno dei due soggetti spesso
emetteva un richiamo ed accennava ad una piccola danza sul posatoio
simile a quella del Passero del Giappone. Ringalluzzito da questa affermazione
che per un allevatore di Lonchure alle prese con i problemi del mancato
dimorfismo della razza suona come un "ce la posso fare!",
tornai alla carica finché non riuscii ad acquistarla. La fidanzata
del negoziante me la cedette a malincuore e mi disse che era terribilmente
attratta da quella calda miscela di colori bruno e grigio e da quel
piumaggio sempre composto e brillante. In poche parole aveva sintetizzato
il mio pensiero al quale bisognava aggiungere il fascino di quei puntini
bianchi sulle gote nonché la voglia di cimentarsi in qualcosa
di nuovo e di originale.In allevamento li alloggiai in una gabbia di
60 cm. e li posizionai in alto in modo che stessero più tranquilli,
mettendo a disposizione un buon misto per esotici formato per la maggior
parte da panico. Lasciai anche il bagnetto a loro disposizione per tutti
i giorni e gli stessi lo gradirono molto dedicandosi a frequenti abluzioni.
Una volta puliti e ripuliti manifestarono il loro carattere tranquillo
anche in mia presenza e ciò mi diede la possibilità di
osservarli meglio, tanto da poter azzardare la tesi (confermata dalle
mie esperienze personali), che il maschio è riconoscibile dalla
femmina per una maggiore presenza di puntini bianchi nella guancia e
nel collo. Questi puntini nel maschio danno un'aria di maggiore luminosità
rispetto a quelli della femmina nella quale (essendo un po' in meno)
si evidenzia una maggiore presenza di grigio.
La riproduzione
l'avevo programmata per l'anno successivo perché la logica imponeva
almeno un anno di acclimatizzazione alle nostre latitudini, per non
parlare poi dell'adattamento alla vita in cattività essendo soggetti
già adulti. Notai, invece e contro ogni aspettativa, che la coppia
si scambiava molte attenzioni e che il maschio danzava in continuazione
sul posatoio tentando di coprire la compagna alla fine del "balletto".
L'idea di tentare subito la riproduzione fu immediata e quindi misi
nella gabbia il classico nido a "peretta" ed un nido per Diamanti
del Gould, nonché sfilacci di juta in quantità. Il risultato
fu che il maschio continuava a cantare, danzare e coprire la femmina
ma neanche un solo sfilaccio di juta fu mai raccolto e depositato nel
nido. Anzi per essere precisi non li vidi mai entrare nel nido neanche
per caso. Bene, visto come andavano le cose, era inevitabile che nella
mia mente (come in quella di un qualsiasi allevatore di I.E.I.) scattasse
l'incaponimento della riuscita a tutti i costi e quindi misi in atto
tutti quegli accorgimenti dettati dall'esperienza. Innanzi tutto li
cambiai di gabbia alloggiandoli in una volieretta di 90 cm. x 45 cm.
x 45 cm. e l'appesi alla parete opposta a dove stavano prima.Li bombardai
di vitamina E fornendo loro semi germinati in particolare il grano spolverato
con un pastoncino secco all'uovo che appetivano voracemente. Appesi
nel gabbione tre nidi già fatti dai Passeri del Giappone posizionandoli
uno sul frontale e gli altri due sui lati della gabbia ed attesi fiducioso
i frutti dell'esperienza, fra gritt ed ossi di seppia. Uno di questi
nidi, infatti, fu subito ispezionato e dichiarato di gradimento dalla
coppia di Becchi di Piombo a Testagrigia che cominciava a sostarci sempre
più spesso, finché una mattina trovai finalmente il primo
uovo. Per dovere di cronaca devo precisare che fu scelto il nido sul
frontale.Le uova (quattro in tutto) furono covate assiduamente dai genitori
che sostavano contemporaneamente nel nido. Soltanto il maschio usciva
dalla cassettina di riproduzione quando sentiva un rumore improvviso
e sempre quando mettevo a disposizione il grano germinato. Tutte e quattro
le uova risultarono feconde e l'affiatamento della coppia faceva ben
sperare per il prosieguo della riproduzione, ma dopo la schiusa (chiaramente
come sempre accade a chi ha sognato fin troppo), ecco nascere i primi
problemi. La coppia continuava a covare accanitamente ma non alimentava
la prole e soltanto la fortuna di avere a disposizione una coppia di
Passeri del Giappone mi permise di salvare due pullus. La femmina di
Becco di Piombo a Testagrigia fece altre due deposizioni e la coppia
si comportò esattamente come nella precedente prima covata, ma
oramai allertato salvai altri sette nidiacei consegnandoli alle solerti
balie Passeri del Giappone.
I pullus presentavano i lati del becco di un azzurro carico e molto
luminoso, chiaro segno distintivo della specie e vagamente somigliante
a quello dei pullus di Cordon Blu dell'Angola, inoltre il pattern buccale
metteva ottimamente in evidenza un disegno ben marcato. I piccoli dentro
al nido sono facilmente distinguibili dal colore bianco del codione.
Crescendo i piccoli reclamavano l'imbeccata con veloci ed insistenti
oscillazioni laterali della testa emettendo un pigolio abbastanza veemente
ed a tratti persecutorio ogni qualvolta che un genitore si avvicinasse
a loro.L'insistenza nel richiedere l'imbeccata era tale che un piccolo
di Passero del Giappone allevato insieme ai Becchi di Piombo a Testagrigia
era involontariamente trascurato dai suoi naturali genitori data la
vorace richiesta di cibo da parte dei fratellastri. Richiesta che peraltro
divenne ancora più ossessiva quando i piccoli lasciarono il nido
a circa tre settimane dalla schiusa. L'anno seguente misi tre coppie
di Becco di Piombo a Testagrigia in riproduzione ottenendo 20 piccoli
e l'anno successivo ancora, ne ottenni altri 20 ma tutti furono svezzati
dalle balie. Infatti, nonostante i miei sforzi di far riprodurre "in
purezza" le coppie di Becchi di Piombo a Testagrigia, gli stessi
si sono sempre comportati così come si comportò la coppia
di genitori acquistati in uccelleria.A chi si appresta nella riproduzione
di questi splendidi uccelli mi permetto di dare qualche suggerimento
dettato dalla mia personale esperienza consigliando innanzitutto di
controllare spesso i nidi perché il Becco di Piombo a Testagrigia
ha l'abitudine di riempire il nido di sfilacci di juta coprendo le uova
che sono generalmente deposte di frequente e non di rado da una sola
coppia possono, ottenersi con l'aiuto delle balie, anche una ventina
di soggetti.Questa pratica del ricorso alle balie è chiaramente
da ritenersi deprecabile ma allo stato attuale vista la scarsa presenza
di questi uccelli negli allevamenti e nelle esposizioni italiane, la
ritengo essenziale per la divulgazione di questa bellissima Loncura
non avida di successi per gli allevatori. Io, ad esempio, ho conquistato
uno splendido secondo stamm al Campionato Italiano di Padova e non sto
a descrivervi la mia gioia per un successo che tre le sue origini da
una coppia di soggetti acquistati in uccelleria ad un prezzo più
che modesto. Nell'ibridazione questo volatile non è per niente
usato ed è un vero peccato visto le capacità seppure potenziali
che potrebbe esprimere. Io lo vedo splendidamente con una Donacola petto
castano o con un Diamante Guttato. L'avventura è già cominciata
nel negozio di animali, ora si tratta solo di continuarla, ma ancora
di più di sognarla, tanto si sa benissimo ch'è il "sogno"
ciò che tiene in vita il morale e l'interesse di un allevatore
di I.E.I..
Ivo Ginevra